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Parco-Eremo dei Camaldoli e Mausoleo Ciaurro di Marano, dal Vomero

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Parco-Eremo dei Camaldoli e Mausoleo Ciaurro di Marano, dal Vomero Empty Parco-Eremo dei Camaldoli e Mausoleo Ciaurro di Marano, dal Vomero

Messaggio  Admin Dom Giu 03, 2012 1:05 am

"Parco-Eremo dei Camaldoli e Mausoleo Ciaurro di Marano, dal Vomero", Giugno 2012
http://www.flickr.com/photos/79869154@N02/sets/72157630015733038/


VOMERO
Rappresenta uno dei quartieri collinari di Napoli.
Confina a nord col quartiere Arenella, ad ovest coi quartieri Soccavo e Fuorigrotta; a sud col quartiere Chiaia e ad est col quartiere Montecalvario e per pochi metri anche col quartiere Avvocata.

Il termine Vomero deriva dal nome vomère, che è un elemento di aratro ad uso agricolo, con il quale i contadini della collina sfidavano tra loro a chi solcava il terreno con il vomère più lungo e più diritto possibile.

Vomero risulta frequentato già dai tempi dei romani, i quali fondarono un nucleo abitativo rurale denominato Paturcium, ubicato grosso modo tra Largo Antignano e parte dell’adiacente piazza degli Artisti.
L’antico nucleo abitativo, di cui non è rimasto nulla, sorgeva presso la strada romana denominata
“Via Puteolis-Neapolim per Colles”.

Essa costituiva un importante strada di collegamento tra le città di Puteolis e Neapolis passando appunto per il colle di Paturcium, quando non c’era ancora sia la Galleria Posillipo che fu costruita successivamente dagli stessi romani (dove sorge Pzz Sannazzaro di Mergellina e da non confondersi con l’adiacente Galleria delle 4 Giornate) e sia la Via Posillipo di epoca murattiana.

La Via Puteolis-Neapolim fu poi risistemata e ridenominata Via Antiniana da cui il nome Antignano, attribuito all’attuale Rione.
Secondo alcuni, il termine Antiniana deriverebbe dalla presenza di una villa che potesse appartenere all’imperatore di Roma Antonino Pio, il XV imperatore della storia di Roma.

Sin dai tempi antichi il Vomero è sempre stato legato al culto di San Gennaro.
La tradizione vuole che ad Antignano sia avvenuto il primo miracolo della liquefazione del sangue.
Si tramanda che durante la sosta del solenne corteo, attoro al 425dc, che traslava le reliquie del santo da Pozzuoli a Napoli, da una casa di Antignano uscisse una vecchia che teneva conservato in alcune ampolle il sangue del Santo e che tale sangue, a contatto con i resti dello stesso San Gennaro, si sciolse.
Da allora in questa zona si vedono ben tre chiese che ricordano il Santo.
--foto di una delle 2 chiese di S.Gennaro ad Antignano/Vomero
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Gennaro_ad_Antignano

La collina vomerese era sempre stata una vasta periferia dall’aspetto prettamente ad uso agricolo ed allevamenti i cui prodotti: latticini, ortaggi, frutta e verdura, venivano venduti buona parte nella città bassa di Napoli fino alla fine dell’800.

Oltre alle masserie agricole e il castel Sant’Elmo di origine normanna erano presenti, per l’aria salubre e bellezze panoramiche, anche le sole poche ville aristocratiche per le villeggiature tra cui la villa appartenuta al principe Giuseppe Caracciolo di Torella dei Lombardi che fu acquistata dal re Ferdinando IV di Borbone per la sua seconda moglie Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, da cui il nome Villa Floridiana.

Il primo sviluppo abitativo vero e proprio del Vomero si ebbe a partire dal 1885 con lo scopo di edificare palazzine e villini da destinare alle numerose famiglie agiate.

La prima pietra fu posta l’11Maggio 1885 dal sindaco Nicola Amore, natìo di Roccamonfina, in presenza del ministro Depretis e il 20 Ottobre 1889 venne inaugurato il nuovo rione, o quartiere, Vomero assieme all'apertura della funicolare di Chiaia.
Due anni dopo, nel 1891, entrò in funzione anche la funicolare di Montesanto che aveva la facciata, poi distrutta, ancora più bella di quella di Chiaia.

Il 19 aprile 1890 il Comune sceglieva i 37 nomi di artisti a cui intitolare le nuove strade, tra pittori, cantanti, poeti, filosofi, musicisti, letterati, attori, registi etc.

Il Vomero aveva anche un suo giornale: “Il Corriere del Vomero e di Posillipo”.

Molti edifici furono costruiti secondo vari stili architettonici che andavano di moda, specie nel primo 20ennio del ’900, cioè il Liberty napoletano e il Neoeclettismo.

Negli anni 50-60 le eleganti architetture furono soffocate e molte addirittura demolite per far spazio agli attuali e numerosi fabbricati in cemento armato, anche in maniera selvaggia, il cui limite territoriale si è spinto fino a toccare il quartiere Arenella e fino alle pendici della collina dei Camaldoli, facendo perdere così gran parte del bel fascino paesistico-paesaggistico di una volta.



CURIOSITA' VOMERESI:
--Teatro Diana fu il primo al Vomero, inaugurato nel 1933 dal principe Umberto di Savoia.
--Tram elettrico, il n.7 cominciò ad arrampicarsi per la prima volta al Vomero il 25Marzo 1899.
--regina Elisabetta II d’Inghilterra visitò Vomero in corteo nel Maggio 1961.
--abbondante nevicata al Vomero per alcuni giorni nel Febbraio 1956.
--“Le Mani sulla città” del regista Francesco Rosi ambientato al Vomero-Arenella-Zona ospedaliera
https://www.youtube.com/watch?v=DHk-CRPjmqo
--elenco salite Vomeresi:
http://www.danpiz.net/napoli/architettura/SaliteDiscese.htm
--Sede del dazio borbonico ancora oggi ubicato nella piazza dell’antico Rione Antignano, composto da 3 piani con due archi per ogni livello sulla facciata. Sul muro esiste ancora la lapide recante la scritta:
“Qui si paga per gli regj censali”.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Iscrizione_Dazio_Antignano_100_4674.JPG foto lapide
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Napoli_-_Antignano_Dazio_100_4668.JPG sede del dazio borbonico
--Dal 2005 il Vomero assieme ad Arenella forma la V delle 10 Municipalità di Napoli che, con i suoi 120mila abitanti, rappresenta la più popolata della città partenopea.
Le 10 Municipalità, o Circoscrizioni, di Napoli sono formate da raggruppamenti di quartieri:
I Chiaia-Posillipo-S.Ferdinando
II Avvocata-Montecalvario-Mercato-Pendino-Porto-S.Giuseppe
III Stella-S.Carlo all’Arena
IV S.Lorenzo-Vicaria-Poggioreale-Zona Indusriale
V Arenella-Vomero
VI Ponticelli-Barra-S.Giovanni a Teduccio
VII Miano-Secondigliano-S.Pietro a Patierno
VIII Piscinola-Marianella-Chiaiano-Scampia
IX Soccavo-Pianura
X Bagnoli-Fuorigrotta-Agnano
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/63/MuniNaples_05.gif formazione delle 10 municipalità di Napoli



ALCUNI PERSONAGI LEGATI AL VOMERO:
--Attilio Pratella, di origini ravennate, fu un affermato pittore, amico del poeta Giovanni Pascoli, si trasferì a Napoli come allievo presso i celebri pittori Filippo Palizzi e Domenico Morelli. Visse al Vomero in Via Luca Giordano, Via Belvedere e infine in piazzetta A.Falcone 1.
Fu attratto dal fascino paesaggistico della città di Napoli, producendo numerose opere pittoriche su tavolette sia ambienti di campagna circostante che ambienti marini napoletani come il Vomero vecchio, Camaldoli, Posillipo, Mergellina, Marechiaro, etc.
Le sue numerosissime opere furono esposte ed apprezzate anche nei più grandi saloni espositvi d’Europa come Berlino, Monaco di Baviera, S. Pietroburgo, Buenos Aires, Barcellona e Parigi.
Le sue opere sono conservate in importanti musei e gallerie in Italia e all'estero.
Dopo la morte la città di Napoli gli ha intitolato una strada.
http://www.vomeromania.com/immagini/pratella.jpg ---foto del pittore Attilio Pratella

---Eduardo Scarpetta fu il più importante attore del teatro napoletano tra la fine dell’800 e i primi del 900, fu attore cinematografico e autore di una brillante e lunghissima carriera da commediografo.
Fu padre di un numero altissimo di figli riconosciuti e non, quest’ultimi i celebri Eduardo, Peppino e Titina col cognome della loro madre Luisa De Filippo che ebbe relazione extraconiugale con lo zio Scarpetta.
Dalle ennesime relazioni extraconiugali di Scarpetta nacque anche il grande poeta, drammaturgo e giornalista Ernesto Murolo, padre a sua volta dell’affermato cantautore, chitarrista e attore Roberto Murolo.
Scarpetta visse ai margini della collina del Vomero nella splendida Villa Santarella, a mò di castello, in Via Luigia Sanfelice all’angolo con Via F.Palizzi, in stile tra Liberty Napoletano e Neorinascimentale.
Il nome Santarella prese lo stesso Scarpetta da una delle sue opere di maggior successo: “Na Santarella” ed è con gli incassi di questa opera teatrale che fece costruire questo splendido edificio.
Inoltre nell’androne vi è un bassorilievo di stucco che riproduce una delle scene della rappresentazione.
Sulla facciata Scarpetta fece scrivere: "Qui rido io" volendo intendere che, se il suo pubblico rideva a teatro delle battute delle sue commedie, in quell’edificio era lui a ridersela.
Il suo successo più grandioso fu l’opera teatrale “Miseria e Nobiltà” che in seguito ebbe 3 trasposizioni cinmatografiche tra cui quella memorabile con Totò ed il figlio dodicenne di Scarpetta nel ruolo di Peppiniello.
Morì all'età di 72 anni, e i suoi funerali furono imponenti: venne imbalsamato e deposto in una bara di cristallo e sepolto nel cimitero di Poggioreale.
foto dell’attore Eduardo Scarpetta e della sua Villa “La Santarella”
http://it.wikipedia.org/wiki/Edoardo_Scarpetta

--Giovanni Capurro, natìo del Vomero, secondo altri del quartiere Montecalvario, fu poeta e cantautore.
E’ famoso, tra le tante sue opere, per aver scritto la celeberrima canzone “O Sole mio” nel 1898 mentre si trovava a Odessa, in Ucraina, assieme a Eduardo di Capua che erano in tournèè. Quest’ultimo la musicò.
Il brano sembra sia stata ispirata da una splendida alba sul Mar Nero.
Dopo averla cantata per la prima volta alla Festa di Piedigrotta, anche se si piazzò al secondo posto, fece il giro per il mondo, divenendo una delle canzoni più famose di tutti i tempi.
Nonostante lo straordinario successo della canzone, Capurro e Di Capua morirono poverissimi.
Il Primo morì a Città del Messico nel 1920 e Di Capua a Napoli nel 1917.
La leggendaria canzone è stata interpretata da numerosissimi cantanti celebri come Elvis Presley, Enrico Caruso, Claudio Villa, Pino Daniele, Anna Oxa, Giuni Russo, Frank Sinatra, Mina, Luciano Pavarotti, Elton John, Katia Ricciarelli, Placido Domingo, Al Bano, Bryan Adams, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti etc.
Pare che nel 1920, durante la premiazione del marciatore milanese Ugo Frigerio alle Olimpiadi di Anversa, alla presenza di re Alberto del Belgio, la banda che doveva eseguire l'inno italiano avesse perso lo spartito della "Marcia Reale".
Per cavarsi d'impaccio, il direttore passò voce ai suonatori di suonare 'O sole mio, da tutti conosciuta a memoria, e immediatamente l'esecuzione venne seguita a gran voce dagli spettatori dello stadio.
foto di Giovanni Capurro ed Eduardo Di Capua (autori di ‘O sole mio)
http://it.wikipedia.org/wiki/'O_sole_mio

--Ernesto Murolo, nativo del quartiere Montecalvario, si trasferì al Vomero nella bella casa ai gradini di Via Cimarosa.
Fu figlio d’arte, da una delle tante avventure extraconiugali dell’attore e commediografo Eduardo Scarpetta.
Ernesto, a sua volta, divenne padre naturale dell’affermato cantautore e chitarrista Roberto Murolo, il 6’ dei 7 figli.
Ernesto Murolo nella gioventù interruppe gli studi alla facoltà di Giurisprudenza per dedicarsi alle attività giornalistiche presso la redazione de “Il Pungolo” e del periodico “Monsignor Perrelli” nel quale pubblicò i suoi versi poetici frirmandosi spesso con lo pseudonimo Ruber, cioè rosso , dal colore dei suoi capelli.
Tra le sue più belle melodie ricordiamo: “Jett’o bbeleno”, “Pusilleco addiruso”, “A furastiera”, “Te si scurdata ‘e Napoli”, “Mandulinata a Napule”, “A primma ‘nnammurata”, “Adduormete cu mme”.
Il Murolo, assieme a Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio ed E.A.Mario, fu definito artefice dell’epoca d’oro della canzone napoletana.
http://www.vomeromania.com/immagini/murolo.jpg ---foto di Ernesto Murolo

--Salvator Rosa, natìo del quartiere Arenella, vissuto dal 1615 al 1673, oltre che incisore e poeta, fu uno dei più grandi pittori dell’epoca barocca, assieme a Francesco Fracanzano, Aniello Falcone, Giovan Battista Caracciolo detto Battistello, Jusepe de Ribera e Belisario Corenzio attivi a Napoli e oltre.
Le sue opere maggiori sono esposte al National Gallery di Londra, nel museo americano Getty Museum, al Louvre di Parigi, in un museo di Vienna, mentre il suo autoritratto si trova nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Fu soprannominato “Salvator delle battaglie”, per le sue numerose rappresentazioni pittoriche dedicate alle battaglie.
La sua casa natìo, che si trovava di fronte all’attuale parrocchia S.Maria del Soccorso, esisteva fino alla fine degli anni venti del ‘900, quando fu demolita, nonostante dichiarata monumento nazionale nell’800, per la nuova e massiccia urbanizzazione.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Self-portrait_by_Salvator_Rosa.jpg foto del pittore Salvator Rosa

--Salvo D’Acquisto, nato nel 1920 al Vomero, nel Rione Antignano, fu carabiniere nella loc.Torrimpietra(attuale frazione di Fiumicino) a Roma.
All’età di quasi 23 anni fu trucidato dai tedeschi in una fossa da un plotone d’esecuzione nel Settembre 1943.
Sacrificò la propria vita per trarre in salvo i 21 prigionieri “dichiarandosi volontariamente colpevole” di un incidente che provocò la morte di due soldati tedeschi che stavano maneggiando ordigni inesplosi, causa che aveva fatto sospettare di un attentato.
Nel 1983 la sua figura fu ricordata dal papa Giovanni Paolo II come Servo di Dio, e oltre ad essere stato canonizzato, sarà beatificato.
Molte caserme e scuole dei carabinieri in Italia sono a lui dedicate.
Le sue spoglie sono conservate nella cappella della Basilica di S.Chiara a Napoli.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Salvo.jpg foto del brigadiere dei carabinieri Salvo d’Acquisto

--Giancarlo Siani, nativo del Vomero, classe 1959.
Lavorò da giornalista presso Il Mattino dove si dedicò alle gerarchie e ai rapporti delle varie famiglie camorristiche.
Riuscì a compiere importanti indagini risalendo ai boss malavitosi, in particolare Valentino Gionta che aveva costruito un business basato sul contrabbando di sigarette.
Il giornalista, attraverso i suoi articoli, rivelò i fatti camorristici pubblicamente e per questo fu freddato sotto casa sua all’età di 26 anni, nel 1985.
Dopo la sua morte gli fu dedicato 3 film e l’evento letterario “Premio Giancarlo Siani” dedicato ai giornalisti che si occupano di cronaca.
Dal 2005 il Teatro Diana del Vomero ogni anno mette in scena uno spettacolo che vede come protagonista Siani, e nel Giugno 2008 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel corso di una cerimonia di commemorazione del giovane giornalista all’Università degli studi Suor Orsola Benincasa a Napoli, intitolò un’aula della scuola di giornalismo a lui.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:GiancarloSiani.jpg --foto del giornalista Giancarlo Siani

--Roberta Capua Miss Italia 1986 e Miss Universo al 2’posto
http://it.wikipedia.org/wiki/Roberta_Capua



LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI
Durante la II guerra mondiale Vomero è stato il primo dei 25 luoghi di Napoli dove sono stati avvenuti scontri più o meno intensi tra i soldati tedeschi e gli insorti civili, durati 4 giorni, dal 27 al 30 Settembre 1943.

Tale avvenimento storico viene ricordato col termine di “Le Quattro Giornate di Napoli”.

NAPOLI FU LA PRIMA, TRA LE GRANDI CITTA EUROPEE, A REAGIRE CON SUCCESSO CONTRO L’OCCUPAZIONE NAZISTA E DOVE, PER LA PRIMA VOLTA IN EUROPA, I TEDESCHI TRATTAVANO ALLA PARI CON GLI INSORTI CIVILI
.
Inoltre fu l’ultima grande città italiana a cadere in mano tedesca.

Nel secondo conflitto mondiale, dal 1940-1943, Napoli aveva subito numerosi e pesanti bombardamenti aerei degli alleati anglo-americani contro l’occupazione tedesca e suoi collaboratori fascisti del governo mussoliniano.
Furono provocati ingenti danni al patrimonio artistico, tra cui la semidistrutta la Basilica di S.Chiara e perirono oltre 25mila persone nella sola città partenopea.

I bombardamenti terminarono solo quando fu firmato il cosidetto Armistizio di Cassibile (città siracusana) il 5 Settembre del 1943 da un generale italiano e un generale statunitense, e proclamato ufficialmente l’8 Settembre con la lettura alla radio da parte del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio della resa della nazione italiana nei confronti degli alleati.
Con questo annuncio della resa l’intero esercito italiano si dissolse, senza ordini e ne piani i soldati italiani si dileguarono.

A Napoli due generali, che avevano la responsabilità militare della provincia di Napoli, consegnarono la città in mano al colonello tedesco Walter Scholl e si misero in fuga in abiti borghesi.
Il colonnello, che aveva già effettuato il 12 Settembre la deportazione di 4mila persone per il “lavoro obbligatorio”, voleva intimare altra deportazione forzata con la scusa della chiamata al servizio di lavoro obbligatorio in Germania, prevista per altre cifre spropositate di persone, tutti maschi di età compresa fra i 18 e i 33 anni.
Aveva ordinato anche molte retate, incendi ed eccidi tra la gente civile e nelle case.

E’ IN QUESTO SCENARIO CHE CI FU L’INSURREZIONE POPOLARE di ogni ceto sociale e si accese la prima scintilla delle Quattro Giornate proprio al Vomero nei pressi della masseria Pagliarone in Via Belvedere, dove un gruppo di persone armate fermò un auto tedesca uccidendo un maresciallo che stava alla guida.
Si susseguirono a catena altri scontri armati coi tedeschi anche in molti altri luoghi della città bassa di Napoli fino al 30 Settembre, quando ci fu la trattativa nel quartier generale tedesco al Corso Vittorio Emanuele tra il colonnello tedesco Walter ed Enzo Stimolo, ex tenente, che era a capo di un gruppo di 200 insorti.

Si decise alla rilascio dei prigionieri napoletani che si trovavano rinchiusi nel campo sportivo del Littorio(attuale Stadio Collana) in cambio con il lasciapassare per il colonnello tedesco per fuggire da Napoli in abiti civili.
Fu la prima volta in Europa che i tedeschi facevano la trattativa alla pari con gli insorti civili.

Alcuni insorti furono distinti per aver saputo cacciare i tedeschi che si erano asserragliati nel Castel Sant’Elmo, nella Villa Floridiana e nel campo sportivo del Littorio (Stadio Collana), e anche per aver saputo impedire ai guastatori tedeschi di minare il Ponte della Sanità durante la loro ritirata per bloccare così il successivo passaggio degli anglo-americani.

Per questi motivi i più coraggiosi insorti, in circa 16, alcuni morti in scontri, tra cui 3 minorenni, vennero decorati per eroismo al valor militare, dedicato alla città di Napoli.

Il bilancio dei morti tra civili e partigiani risulterebbero di oltre 600.
Alla rivolta della Quattro Giornate furono dedicati due film: nel finale del film “Tutti a casa” del 1960 e “Le quattro giornate di Napoli” del 1962, quest’ultimo candidato all’Oscar come miglior film straniero e come miglior sceneggiatura.
Anche Eugenio Bennato dedicò una canzone all’avvenimento.
--lista luoghi di scontri delle Quattro Giornate
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Quattro_giornate_di_Napoli_legenda.png
--foto 1’scintilla delle 4 Giornate di Napoli
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Iscrizione_Quattro_giornate_di_Napoli.jpg


LIBERTY NAPOLETANO
E’ una corrente architettonica edilizia nata e sfruttata in molte città d’Europa e in molte città italiane.
Questo stile architettonico si diffuse a Napoli nei primi due decenni del ‘900, con maggior concentrazione al Vomero.
I maggiori progettisti-architetti che hanno dato vita a questo nuovo stile architettonico sulle facciate dei palazzi e villini signorili vomeresi sono stati Adolfo Avena e Stanislao Sorrentino.
Altri edifici napoletani, che si trovano nei quartieri di Posillipo e Chiaia, sono stati costruiti da altri progettisti-architetti come Angelo Trevisan, Francesco De Simone, Emmanuele Rocco, Gioacchino Luigi Mellucci, Giulio Ulisse Arata, Giuseppe Mannajuolo etc.
Parallelamente allo stile Liberty napoletano, anche a Napoli, come del resto nelle altre città italiane ed europee, correva un’altra forma di architettura: Art Nouveau.
http://www.danpiz.net/napoli/architettura/Liberty.htm elenco edifici Liberty






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