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"Badia di Cava, antica Nuceria, Villa di Raito e la Bastiglia"

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Messaggio  Admin Sab Mag 25, 2013 11:05 pm

Percorso:
Nocera Inferiore –ruderi Castello Fienga -Nocera Superiore –Battistero Paleocristiano -Cava de’ Tirreni- Badia di Cava –Corpo di Cava –Dragonèa –Cetara –Vietri sul Mare –Villa Guariglia di Raito –Museo degli Avori Salernitani in ex sede Arcidiocesana di Salerno.

Gall.foto del 48' cicloitinerario
http://www.flickr.com/photos/96180593@N04/sets/72157633649171435


antica NUCERIA ALFATERNA
Secondo la tradizione l’antica città sarebbe stata fondata dai sarrasti(o sarrastri), una tribù discendente dai mitici pelasgi provenienti dal Peloponneso(area meridionale della Grecia).
Tuttavia furono gli etruschi che, sul finire del VIIsec ac, unirono tutti i preesistenti villaggi sparsi nell’agro nocerino-sarnese o Valle del Sarno, di origini preistoriche, tra cui il villaggio di Longola di Poggiomarino, e formarono la città sotto il nome di Nuvkrinum, o secondo altri Noukria, che significherebbe Nuova Rocca.
Nuvkrinum etrusca fu un importante centro dell’entroterra campano.
Fù una delle 12 città etrusche, che insieme formarono la dodecapoli etrusca in Campania, con lo scopo di contrastare l’espansione dei greci che avevano colonizzato Ischia e Cuma a nord, e Poseidonia(Paestum romana) ed Elea (Velia romana) a sud.
Le città etrusche più importanti in Campania erano Capua(a capo della dodecapoli etrusca), Aversa, Calatia, Suessula(Acerra), Nola, Ercolano, Pompei, Nocera, Marcina(Cava dè Tirreni-Vietri), Sorrento, Fratte e Pontecagnano.
La città di Nuvkrinum, a testimonianza del suo fiorire, vi erano le ricche necropoli e l'uso di un proprio alfabeto, alfabeto nucerino, basato su quello etrusco.
http://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_nucerino alfabeto nucerino
Poi con le sconfitte etrusche del 474ac(nel mare di Cuma) e del 423ac, subentrarono gli alfaterni, una popolazione osco-sannitica, e quindi accanto al toponimo Nuvkrinum si aggiunse quello di Alfaternum.
Sotto gli alfaterni, Nuvkrinum fu a capo della Lega Sannitica o Lega Nucerina, una potente confederazione, il cui territorio si estendeva dalle porte di Napoli al Golfo di Salerno, comprendendo Pompei, Ercolano, Stabia, e Sorrento.
Per questo notevole sviluppo ospitava la presenza di un magistrato supremo: il meddix tuticus, e batteva moneta propria. Lo sviluppo della città si ebbe grazie al controllo sulle più importanti vie di comunicazione, ma anche in successiva epoca romana, che portavano alle città di Stabiae con la Via Stabiana, Pompeii con la Via Nuceria, Casilinum(Capua)-Reghium(Reggio Calabria) con la Via Annia-Popilia.
Agli alfaterni subentrarono i romani.
Inizialmente fu ostile ai romani durante la seconda guerra sannitica ma fu sconfitta e divenne alleata di Roma nel 307ac.
Nel 216ac la città fu distrutta dal condottiero cartaginese Annibale per la sua fedeltà a i romani.
Alla fine della guerra fu ricompensata dai romani con una completa ricostruzione, mentre i suoi abitanti si trasferirono temporaneamente ad Avella.
La città si ripresentò più ricca e più forte quando si trasformò in municipio romano, quindi cittadinanza romana.
In mano ai romani la città si arricchì di splendidi monumenti, in parte tornati alla luce, come il teatro, l'anfiteatro, le necropoli di Parete, di Pizzone, di San Clemente e di piazza del Corso, una testa di Agrippina Minore madre dell’imperatore Nerone e una statua della dea Atena, queste ultime conservate al Museo Provinciale di Salerno.
Il reperto più interessante è rappresentato da un'oinochoe (una brocca) in bucchero che presenta un'iscrizione, che, da destra verso sinistra, reca la scritta Bruties esum (letteralmente: Sono di Bruto). Si tratta di un alfabeto nucerino.
Questo reperto si trovava in una sepoltura di una necropoli adiacente al teatro sannitico-romano.
Con Augusto fu dedotta in importante colonia romana con il titolo di Nuceria Constantia, successivamente ridenominata Nuceria Alfaterna, ed inserita nella famosa tribù della gens Menenia.
Si trattò di un duro colpo per la vicina Pompei di origine etrusca, la quale dovette probabilmente perdere parte del suo territorio agricolo in favore della nuova colonia.
Tale circostanza dovette essere uno dei motivi scatenanti della famosa rissa tra nocerini e pompeiani avvenuta all'anfiteatro di Pompei nel 59 d.C. ricordata da Tacito, cio’ comporto’ a Pompei la squalifica delle dispute gladiatoree dell'anfiteatro per dieci anni.
http://it.wikipedia.org/wiki/Zuffa_fra_Pompeiani_e_Nocerini
La potente città romana, famosa per la robustezza della cinta muraria, racchiudeva le attuali frazioni di Pareti, San Pietro, Pucciano, Grotte, Portaromana, S.Maria Maggiore e San Clemente.
Era racchiusa da 4 porte di accesso u bicate ai punti cardinali: Porta Romana a nord affacciata sulla Via Popilia, Porta Pompeiana rivolta verso Pompei ad Ovest, Porta Stabiana affacciata a Sud sulla Via Nocerina che collegava Stabiae con Marcina e Porta Maggiore che era situato a Nord-Est del battistero paleocristiano, dalla quale percorreva la Via Maggiore che portava fino a Salerno.
L’antica Nuceria dette ai natali l’imperatore di Roma Aulo Vitellio Germanico nel 24 Settembre dell’anno 15dc, il quale governò per soli 8 mesi nell’anno 69dc.
Nel 73-71ac Nuceria e dintorni dell’Ager Nucerinus furono saccheggiate dall’esercito fuggitivo capeggiato dal celebre gladiatore Spartaco sfuggito assieme ai suoi uomini dalla scuola di gladiatori di Capua durante la terza Guerra Servile per ribellare contro lo strapotere romano.
Tra 455-458dc l’agro nocerino fu saccheggiato dai vandali del re Genserico.
Nuceria fu sede vescovile e il primo vescovo fu San Prisco il cui culto è ricordato da San Paolino da Nola in un suo carme.
Nel 553 ci fu’ la battaglia dei Monti Lattàri che si concluse con la vittoria dei bizantini sui goti, i quali costruirono il famoso battistero paleocristiano di S.Maria Maggiore (ora nel territorio di Nocera Superiore).
Nocera, dopo essersi annessa al ducato di Benevento, passò al principato di Salerno come contea longobarda.
Nel 24 Luglio 1132 l’agro nocerino fu di nuovo teatro di una sanguinosa battaglia detta Battaglia di Nocera, o di Scafati, presso il fiume Sarno, tra Nocera e Scafati, dove il normanno Ruggero II, re di Puglia e di Sicilia, subì una delle sue maggiori sconfitte per mano dell’altro normanno Rainulfo conte di Alife.
Cinque anni dopo, nel 1137, il normanno Ruggiero II la rase a suolo, dopo 4 mesi di assedio, la città di Nocera che era occupata dagli svevi. Si salvò solo il tempio di S.Maria Maggiore (Basilica paleocristiana), quando era già in preda alle fiamme, per intervento delle moglie dello stesso Ruggiero II.
La città divenne feudo dei Filangieri, dei Latro, e degli Zurlo. Dal 1266 al 1435, all'epoca della dominazione angioina, il luogo prese il nome di Nuceria Cristianorum. Nel 500 ci fu invece la denominazione di Nocera dè Pagani, il cui termine pagani derivava o da gente pagana riferita dal soggiorno dei saraceni oppure dal nome della potente famiglia Pagano che possedeva fino a 60 feudi.
All’epoca della dominazione spagnola la città cominciò ad essere amministrata con la distinzione in 4 municipi: Nocera Soprana, Nocera Sottana, Barbazzano e Sant’Egidio.
Nel corso dell’800, dopo una serie di vicende o progetti di unificazione mai avvenute tra cui Nocera Corpo con Nocera San Matteo, si giunse all’attuale definitiva scissione in comuni di Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, S.Egidio del Montealbino, Scafati, Angri e Corbara coi suoi numerosi casali o frazioni.

Necropoli monumentale di Pizzone
era situato fuori dalle mura dell’antica Nuceria Alfaterna, uscendo dalla porta Levantina, lungo la via consolare Popilia, principale strada di collegamento che va da Capua a Reggio Calabria, e nel tratto che congiungeva Nocera con Salerno sorgevano i monumenti funerari delle principali famiglie edificate in eta’ tardo repubblicana ed imperiale.
Tra di esse si segnalano: il mausoleo edificato dalla gens Numisia, a tumulo, quello della gens Cornelia a pianta quadrata e sormontato da una cupola, e quello della gens Lutatia, sopraelevato e con due rampe di scale scenografiche.

Teatro ellenistico-romano
fu’ costruito nel II sec. aC tra le attuali località di Pareti e Pucciano,e rappresenta il più grandioso esempio, sia per dimensione che per posizione scenografica, tra quelli documentati in Campania.
Largo 76 m. nella fase originaria, raggiunse i 96 m. in età augustea.Rimangono tre nicchioni in cui erano collocate statue colossali di personaggi di rango imperiale. Si conserva anche parte del pavimento dell'orchestra, formato da tessere di marmi policromi.
L'edificio fu danneggiato dal terremoto del 62 d. C., subì restauri 19 anni dopo e sopravvisse, come del resto la città stessa, alla terribile eruzione vesuviana del 79 d. C.
Dopo il IV secolo, caduto in disuso, fu lentamente spogliato dei suoi elementi più preziosi, finché alluvioni continue in epoca medievale ne cancellarono la memoria.

L’anfiteatro
si trovava nell’angolo nord-est dell’antica cinta muraria, odierna loc.Grotte.Per visitarlo si accede addentrandosi nelle cantine degli edifici del XVIII secolo, palazzo Montalbano e palazzo Ruotolo,dove si vedono delle scale e la parte alta della summa cavea. (vedi mappa antica Nuceria nell’elenco curiosità descrittiva)



ABBAZIA SS.TRINITA’ di CAVA
la Badia di Cava è il simbolo stesso di Cava dè Tirreni, il suo maggior monumento e vanto. Sorge nella Valle del ruscello Selano, a poco più di 3km dalla città di Cava.
Fu fondata nel 1011, alle pendici del m.Finestra, da un nobile salernitano posto al servizio dei principi longobardi, Alfiero Pappacarbone, convertitosi successivamente in vita eremitica. Alferio fu inviato, in ruolo di ambasciatore diplomatico, dal suo principe longobardo Guaimaro III di Salerno, presso l'imperatore Ottone III, re della Germania, per sollecitare aiuti militari contro i bizantini che minacciavano i confini del principato longobardo. Giunto alle Alpi si ammalò gravemente e chiese ospitalità nel monastero di Chiusa di San Michele, nella Val di Susa, in prov. di Torino.
Qui fece voto che, se fosse guarito, avrebbe rinunciato alla carriera diplomatica e si sarebbe fatto monaco benedettino. Guarì e adempì al voto vestendo l’abito benedettino nella famosa abbazia di Cluny in Francia verso l’anno 991. In quell’ambiente Alferio divenne anche sacerdote.
Dopo alcuni anni però il principe Guaimario III lo richiamò a Salerno per riformare i molti monasteri della zona salernitana. Alferio si accinse all'opera ma dopo un certo tempo, sentendosi attratto da una vita di solitudine, abbandonò segretamente Salerno e si rifugiò in una grotta, denominata Arsicia, alle falde del m.Finestra.
Qui, coi primi due compagni, si diede totalmente alla preghiera, alla penitenza e al lavoro manuale.
In seguito vi affluirono altri discepoli desiderosi di seguire l’esempio di Alferio e si rese necessario costruire il monastero tra il fiumicello Selano e la grotta Arsicia nel punto in cui, secondo la tradizione orale, si ebbe la visione dei tre raggi. Sorse così la Badia di Cava, di cui Alferio divenne il primo abate.
Fra i discepoli di Alferio vi era anche Desiderio di BN, colui che divenne poi abate del monastero di Montecassino e successivamente papa Vittore III. Alferio Pappacarbone morì all’età di 120 anni, confortato da una presunta visione del Cristo redentore. Fu sepolto nella grotta dove dimorava, che rapresenta il cuore della Badia stessa.
L’abate Alferio fu tra i primi 4 abati, riconosciuti santi dalla chiesa, mentre i successivi 8 abati divenuti beati, le cui reliquie sono conservate sotto gli altari della Basilica. Tra gli abati, si distinse S.Pietro I, nipote di S.Alferio, terzo abate della Badia, che ampliò il monastero e lo fece centro di una potente congregazione monastica con centinaia di chiese e monasteri dipendenti, sparsi nell’Italia meridionale.
Il papa Urbano II, che aveva conosciuto S.Pietro I a Cluny, in Francia, nel 1092 visitò l’abbazia e ne consacrò intitolandola SS.Trinità. Nel corso dei secoli la Badia si arricchì di molte opere d’arte.
Infatti all’interno della chiesa vi sono elementi di notevole pregio come l'altare in marmi policromi della Cappella dei SS.Padri, il paliotto marmoreo e i due bassorilievi rinascimentali raffiguranti S.Matteo e S.Felicita. Quello che colpisce di più è l'ambone mosaicato, donato dal normanno Ruggiero II, re di Sicilia, il quale volle che la regina Sibilla, sua seconda moglie, morta a Salerno nel 1150, fosse seppellita nella chiesa della badia e che fosse edificata una magnifica tomba ornata di mosaici, di cui si conserva solo il sarcofago.
Poi vi è la porta rinascimentale della Sacrestia, quest’ultima trasformata dal 1761 in Capitolo, ossia la sala di riunione dei monaci riccamente affrescata, ed ha il pavimento splendidamente maiolicato. Sulla dx dell’altare vi è la grotta di S.Alferio, dove il fondatore della badia, l’abate Alferio, la adibì come cella dimorandovi fino alla sua morte. Attualmente nella grotta di S.Alferio vi sono gli altari contenenti le urne che custodiscono le reliquie, oltre di S.Alferio, anche di S.Leone e S.Costabile, e sulla parete altre reliquie di santi.
Gli affreschi della basilica sono opera del pittore calabrese Vincenzo Morani, invece le sculture sono attribuite al senese Tino di Camaino. Per oltre mezzo secolo, dal 1444 al 1497, la badia fu gestita, in periodi diversi, da 4 cardinali commendatari. Nella retrostante basilica vi è il chiostrino in stile romanico, affiancato da una lato da una parete rocciosa che incombe, denominata grotta di Arsicia. Adiacente al chiostrino vi è una sala, detta del Capitolo antico, dove sono sistemati alcuni sarcofagi romani, il più pregevole dei quali è quello che raffigura il mito di Meleagro.
I sarcofagi romani furono portati qui da personaggi illustri per esservi seppelliti.
Poi vi è una sala adibita oggi a museo, tra le cui opere viene esposta una tavola raffigurante la Madonna con Santi, il cofanetto d’avorio, un polittico di scuola raffaellesca, reperti archeologici, una collezione di monete longobarde e normanne e maioliche vietresi.
Inoltre vi è il noviziato, il collegio, la pinacoteca, il refettorio, il seminario Diocesano, la Sala Capitolare, la biblioteca che custodisce più di 50mila volumi, sistemati in 3 sale, e il famoso archivio, suddiviso in due sale che contiene 15mila pergamene tra codici, manoscritti e incunaboli dei quali la più antica è del 792.
Tra i codici più famosi vanno ricordati la Bibbia Visigota, Legum Langobardorum, Etimologiae di Isidoro, De Temporibus, Diplomaticus Cavensis.
Nei sotterranei del complesso badiale sono rimasti ancora oggi degli ambienti di cripta dove un tempo fungevano da cimitero per i monaci e per i longobardi che, per devozione, ivi vollero essere seppelliti. L’area cimiteriale, sulle cui pareti ci sono avanzi di affreschi, è sormontata da una serie di arcate in tufo grigio, sorrette da colonne culminanti da capitelli. Successivamente le ossa vennero esumate e trasferite in un ossario che è stato costruito nel giardino, in prossimità della cappella cimiteriale degli attuali monaci.
L’odierno aspetto della chiesa risale al 1761 per volere dell’abate Giulio De Palma, su progetto dell’architetto Giovanni Del Gaiso.
La Badia fu dichiarata nel luglio 1867 monumento nazionale, e grazie a tale dichiarazione fu salvata dalla rovina come successe alle altre illustri abbazie. Nello stesso anno fu istituito il Collegio e pian piano le scuole quali il Liceo Classico, il Liceo Scientifico, le Medie e le ultime classi delle elementari.
Attualmente tutti chiusi. Nel 1979 il complesso badiale fu ristrutturato dalla Curia romana, e attualmente gestisce le 3 parrocchie territoriali: santuario Maria SS.Avvocata sopra Maiori, dell’Avvocatella in loc. S.Cesareo e di S.Vincenzo Ferreri a Dragonea.
Ai piedi dell’abbazia scorre il ruscello Selano, le cui acque, dopo aver servito un opificio, ove si cardavano vecchi stracci di tessuto ed un piccolo mulino, un tempo ad uso del monastero, va a sfociare nel golfo di Salerno, attraversando la marina di Vietri.
Curiosità:
--faunetto ritrovato in un muro dell’antica grotta Arsicia (vedi in http://www.badiadicava.it/ opere d’arte)
--sottostante ponte sul torrente, adiacente la Badia, vi era in epoca romana un acquedotto che trasportava acqua alla villa della gens Metilia in odierna loc.San Cesareo. Tra le strutture di questo genere, con il triplice ordine di archi fino a 21 metri, risulta tra le più imponenti che si conservino in Italia.


SANTUARIO MADONNA DELL’AVVOCATELLA
rientra nel territorio comunale di Cava dè Tirreni.
Da non confondere con il più sentito Santuario di Madonna dell’Avvocata, sito su monte Avvocata, che rientra invece nel territorio comunale di Maiori.
L’icona della Madonna Avvocatella, che ha una sua storia importante, fu benedetta per i numerosi miracoli a lei attribuita, ben 21 anni prima della benedizione-incoronazione della più nota icona Madonna dell’Avvocata.
Il 21 gennaio 1981 il quadro ‘700 su rame, raffigurante Madonna dell’Avvocatella tra i santi eremiti Paolo ed Onofrio, fu portato a Roma dove venne benedetto dal santo padre Giovanni Paolo II che incoronò la Vergine.
http://www.avvocatella.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=1&Itemid=2 gall.foto
--gall.foto benedizione e incoronazione Madonna Avvocatella dal papa Giovanni Paolo II nel 21 Gennaio 1981
http://www.avvocatella.it/albumincoronazione/Default.html



VILLA GUARIGLIA
La villa comprende la collezione di argenterie, di porcellane, di ventagli in madreperla, di alcuni cimeli, di armi, ed una immensa biblioteca con più di 40mila volumi, in gran parte di storia diplomatica, di economia, di scienze politiche e del mondo antico, in particolare sulla Magna Grecia.
Tutto è conservato nella villa dal giorno della morte del barone-ambasciatore Raffaele Guariglia.
La villa è circondata da un parco con tipica vegetazione mediterranea con la conformazione a terrazzamenti.
Annessa alla villa vi è una cappella, dedicata a San Vito, e riaperta al culto nel 1931 per volontà di Raffaele Guariglia. Sull'ingresso è posta una lastra alabastrina di origine egiziana: un dono all'ambasciatore da parte di re Faud.
Curiosità:
--La villa è diventata nota per avervi girato le scene della popolarissima fiction "CAPRI" col nome di villa Isabella.
--Nella seconda metà del 1944, dopo la ritirata dei tedeschi a seguito dello sbarco alleato denominato Operazione Avalanche, nella Villa Guariglia vi alloggió il re Vittorio Emanuele III assieme alla moglie regina Elena di Savoia quando Salerno fu provvisoriamente sede della capitale d'Italia per alcuni mesi.
Nello stesso periodo altri personaggi illustri varcarono il palazzo quali Bonomi, De Gasperi, Gronchi, Croce, Togliatti, Mancini etc.
--in estate nella villa si tengono due eventi musicali: il Concorso pianistico internazionale e i concerti.
--a Raito morì il celebre tenore Antonio Savastano di Roma, nel Dicembre 1991. Fu il primo lirico della storia ad aver cantato nella Basilica San Pietro in concerto per papa Giovanni Paolo II. Si esibì in tantissimi teatri del mondo.
Negli ultimi anni della sua vita insegnò il canto nel conservatorio di Salerno e a Raito.
https://www.youtube.com/watch?v=hNCgk1OxMnw youtube interni della villa

Raffaele Guariglia
La Villa appartenne al nobile Raffaele Guariglia, barone di Vituso, nato a Napoli nel febbraio 1889.
Fu un illustre diplomatico presso Parigi, Londra, San Pietroburgo, Bruxelles.
Divenne membro della delegazione italiana alla Commissione internazionale per la esplorazione del Mediterraneo, Direttore generale per gli affari politici, commerciali e privati di Europa e Levante, ambasciatore d’Italia di Mussolini a Madrid, a Buenos Aires, nella repubblica turca e anche ambasciatore presso la Santa Sede.
Assunse, inoltre, il ruolo di Ministro degli Esteri del governo Badoglio, fu nominato presidente della Commissione per il riordino dei documenti diplomatici e fu proclamato senatore della Repubblica.
Morì a Roma nell’Aprile 1970, e il lussuoso edificio fu donato all’amministrazione provinciale di Salerno con un testamento da lui voluto in vita, per farne un centro di studi salernitani per la miglior conoscenza della storia e della civiltà salernitana.
http://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Guariglia foto del barone di Vituso Raffaele Guariglia
http://www.museibiblioteche.provincia.salerno.it/index.php?option=com_content&view=article&catid=27&id=155&lang=it il lascito testamentario di Raffaele Guariglia



AVORI SALERNITANI
esposti nel Museo Diocesano “San Matteo” di SALERNO
http://it.wikipedia.org/wiki/Avori_Salernitani

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