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Grotta S.Simeone, Sorgenti Fizzo e pranzo tra Colline Caudine: da Airola

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Grotta S.Simeone, Sorgenti Fizzo e pranzo tra Colline Caudine: da Airola Empty Grotta S.Simeone, Sorgenti Fizzo e pranzo tra Colline Caudine: da Airola

Messaggio  Admin Mar Lug 17, 2012 11:20 am

"Grotta S.Simeone, Sorgenti del Fizzo e pranzo tra Colline Caudine: da Airola", Luglio 2012
http://www.flickr.com/photos/82790710@N03/sets/72157630610267706/
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AIROLA +8100 airolani
Sorge nella Valle Caudina, di fronte al massiccio montuoso del parco regionale del Taburno.
Il toponimo Airola deriverebbe dal latino “ara Jovi” od “arama Jovis”, riferendosi ad un altare dedicato a Giove, venerato dai romani come dio della pioggia, del tuono e del fulmine, considerato il signore di tutti gli dei.
Il dio romano Giove è il corrispondente dio Zeus per i greci.
Tuttavia Airola fu fondata dai longobardi attorno al 997.
Airola ebbe come feudatari il conte normanno Rainulfo I e II di Alife e le successive famiglie de Meneliis, Cortillon, Toccabove, Boffa, Carafa, d’Aquino, della Leonessa, Caracciolo e di Capua.
Nel 1754, a seguito della costruzione dell’acquedotto Carolino che trasportava acqua da alimentare il parco della reggia di Caserta, proveniente dalle sorgenti del Fizzo di Bucciano, all’epoca uno dei casali di Airola, Carlo di Borbone conferì ad Airola il titolo di città per aver ricevuto gratis le sorgenti del Fizzo.
Tale titolo fu riconfermato nel 1997 col decreto del presidente della Repubblica.
Fino al 1816 Airola fece parte della provincia di Principato Ultra(AV), fino al 1861 parte della Terra di Lavoro(CE), da dopo l’Unità d’Italia alla provincia di BN.
Nei primi anni del 1800 i casali di Moiano, Bucciano e Luzzano si staccarono da Airola per costituirsi in comuni.

PALAZZO DUCALE DI AIROLA
fu costruito per volere del duca Ferrante Caracciolo, verso la seconda metà del 1500, lungo la strada che conduce alla chiesa della Annunziata, divenendo la principale residenza della famiglia Caracciolo dopo l’abbandono del castello, luogo dove fu ospitato per 3 giorni il re di Napoli Carlo I d’Angiò nel 1277.
Il palazzo era decorato da dipinti della scuola di Luca Giordano, aveva deliziosi giardini ed anche un teatro ancora oggi utilizzato. Defunto l'ultimo signore di Airola, il palazzo passò alla Regia Corte e fu utilizzato come quartiere della cavalleria borbonica.
Nel 1932 lo Stato, divenuto proprietario dell'edificio, adibì la vecchia residenza ducale in riformatorio femminile, per poi trasformarla in casa di rieducazione.
In seguito la struttura, divenuta proprietà del ministero di grazia e giustizia, è stata trasformata in istituto penale per minorenni.
Tante sono le personalità che il palazzo ha ospitato dalla sua edificazione ad oggi: Sant' Alfonso Maria dei Liguori, nel 1893 e nel 1905 Vittorio Emanuele II, il principe Umberto di Savoia nel 1932 ed il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il 3 Marzo 1996.

CHIESA SS ANNUNZIATA
con la facciata tra le più belle della provincia di Benevento, venne disegnata nel 1754 dal celebre architetto borbonico Luigi Vanvitelli per il ringraziamento della concessione gratuita delle sorgenti del Fizzo, da parte della città di Airola, per il parco della reggia di Caserta.




BUCCIANO +2mila buccianesi
Sorge sulle ultime propaggini del massiccio del Taburno.
Il centro abitato fu, fino agli inizi del 1800, il casale di Airola, assieme ai casali di Moiano e Luzzano.

personaggio natio di Bucciano:
BRIGANTE ANDREA DE MASI
Bucciano ha dato i natali a uno dei più potenti capibanda post-unitario della Valle Caudina:
Andrea De Masi, detto Miseria.
Lui e la sua banda (o meglio gruppo di ribelli perché nè banditi ne malviventi), composta come tutti gli altri gruppi del meridione da ex militari dell’esercito borbonico, dissidenti della nuova classe politica e renitenti alla leva, si impegnavano a fronteggiare con l’intento di scacciare le truppe della guardia nazionale piemontese del nascente regno d’Italia che avevano “occupato” il glorioso regno meridionale delle Due Sicilie dei Borbone.
Andrea De Masi assieme ai suoi uomini si nascondevano fra gli anfratti del Taburno, dove trovavano tempo di studiare assalti ai militari piemontesi o sequestri di persone appartenenti alle famiglie di ispirazione filo-liberale italiano per autofinanziarsi dietro pagamento di riscatti mediante rilasci di persone rapite.
Sul monte Taburno trovarono rifugio sicuro, oltre il gruppo di Andrea De Masi, anche altri 9 gruppi di ribelli tra cui quelli capeggiati da Aurelio Ricciardi di Airola, Luciano Martino di Cautano, Tommaso Romano da Limatola, Giovanni Mauro di Montesarchio etc.


SANTUARIO MADONNA DEL TABURNO
fu eretto nel 1498 per volere del conte di Airola Carlo Carafa a seguito di un episodio del ritrovamento di un icona della Madonna in una grotticella apparsa ad una pastorella sordomuta di Moiano, di nome Agnese Pepe di circa 10 anni, avvenuta esattamente il 7 Febbraio 1401. Fu la stessa Vergonea chiedere alla ragazzina sordomuta di erigere in quel luogo il Santuario.
Adiacente alla chiesa fu edificato un monastero affidato ai padri domenicani che vi dimorarono fino al 1753.
Tra i frati domenicani, dal 1669-1672, visse Vincenzo Maria Orsini che rimase profondamente legato a questo luogo di culto.
Fu colui che divenne cardinale di Benevento e successivamente diventò papa col nome di Benedetto XIII.
L’interno del Santuario un tempo era ricco di marmi, intarsi, ornamenti, decorazioni e suppellettili che hanno poi subito furti e danni.
http://www.flickr.com/photos/fiore_barbato/4848469047/in/photostream/ foto ritrovamento icona della Madonna in grotta


GROTTA RUPESTRE S.SIMEONE
è dedicata al vescovo Simeone, santo protettore contro le tempeste.
Per il valore artistico e storico degli affreschi del XVIIsec, è la grotta più importante rispetto ad altre 2, dette grotta S.Mauro e grotta della Madonna.
Il quadro più grande e centrale ritrae il vescovo San Simeone in primo piano che con la mano sinistra indica
“Ecce Iam Serenat”
“Ecco ritorna il sereno”
rivolto a una massa di persone, che si vede dipinto sullo sfondo, che si muove in processione verso la grotta.
Sempre sullo sfondo si nota un paese in lontananza con un castello, probabilmente di Airola.
Sotto il quadro si legge
“Fidelium Aelemosinis A.D.1601” – “Con le elemosine dei fedeli nell’anno del Signore 1601”


SORGENTI DEL FIZZO DI BUCCIANO E ACQUEDOTTO CAROLINO
Bucciano è noto per essere luogo d’origine delle sorgenti d’acqua, captate in loc.Fizzo, e incanalate nel famoso Acquedotto Carolino, progettato dal celebre architetto Luigi Vanvitelli.
L’Acquedotto, gran parte interrato, fu commissionato dal re Carlo di Borbone, da cui prende il nome Carolino, per fornire acqua necessaria per alimentare soprattutto fontane, vasche, peschiera e cascate della sua reggia di Caserta.
Le acque del Fizzo partivano ad una quota di 254m, e con una pendenza media di 5mm per metro su una lunghezza di 38 km, arrivava alla quota di 203.50m alla sommità della cascata del parco borbonico di Caserta, distribuendo l’acqua che raggiungeva i 700 litri al secondo. I lavori di costruzione ebbero inizio nel Marzo del 1753, e circa due mesi dopo(21 Maggio) seguì la posa in opera della prima pietra alle sorgenti del Fizzo.
I lavori furono terminati nel Novembre del 1759 ma si dovette aspettare 3 anni per l’inaugurazione dell’intero acquedotto, avvenuto il 7 Maggio del 1762.
Costo dell’intera opera: 600.000 ducati.
Da ricordare che l’Acquedotto Carolino, che attraversava gran parte del territorio della Valle Caudina è, dal 1997, inserito dall’Unesco nella lista del patrimonio mondiale tra i beni da tutelare per il suo grandioso viadotto che unisce i monti Longano e Garzano nella zona di Valle di Maddaloni: cosidetto Ponti della Valle, o le Arcate come amava chiamarle il progettista Vanvitelli.
Questa imponente opera idraulica, lunga 529m, alta 55.80m, con 3 ordini di arcate di 19, 28 e 43 per un totale di 90 arcate, suscita tuttora ammirazione e che risulta tra le più ardite di tutti i tempi.
Il condotto che parte dalle sorgenti, largo 1,2 m ed alto 1,3 m, è ancora percorribile per lunghi tratti seguendo i 67 torrini numerati, costruzioni a pianta quadrata con copertura piramidale destinate a sfiatatoi e ad accessi per l'ispezione.


SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI
Fu Vescovo di S.Agata dei Goti dal 1762 al 1775.
Autore delle celebri canzoni natalizie:
"Tu scendi dalle stelle"
“Quanne nascette Ninno”
Compie nel 2012 250’ANNIVERSARIO DEL SUO VESCOVADO.
Nacque nel 29 Settembre 1696 nell’allora comune di Marianella, oggi quartiere nord di Napoli, da una famiglia aristocratica, primo di 8 figli.
Suo padre Giuseppe era il Capitano della nave ammiraglia del re Carlo VI di Spagna.
Tra gli 8 figli, 3 furono sacerdoti tra cui Alfonso, 2 monache, una morì subito e solo 2 continuarono la stirpe tra cui l’ultimogenito Ercole che raccolse i diritti della promogenitura.
La nascita di S.Alfonso fu confortata dalla profezia del santo gesuita Francesco di Geronimo con questa frase:
“Questo figliolo vivrà vecchio vecchio, ne morirà prima dei 90anni; sarà vescovo e farà grandi cose per Gesù Cristo”.
E’ stato un vescovo, pittore, compositore e autore di numerose opere sia letterarie che religiose. Alfonso si iscrisse all’Università di Napoli a soli 12 anni, e solo 4 anni dopo conseguì il dottorato in diritto civile e canonico, dopo aver sostenuto un esame col grande filosofo e storico Giambattista Vico.
All’età di 17anni già cominciò ad esercitare la professione di avvocato, un fatto di alto prestigio per la casa de Liguori. All’età di 27 anni, dopo aver perso una causa per conto del duca Filippo Orsini Gravina di Roma, decise di abbandonare la vita mondana, rinunciò al titolo di nobile e depose la sua spada di cavaliere.
Chiese di essere assunto presso l’Oratorio dei Filippini con il compito di assistere i malati dell’ospedale degli Incurabili, all’epoca il più grande di Napoli, nonostante l’opposizione del padre che lo voleva sposo di una lontana parente.
Contro altro volere del padre, Alfonso rinunciò di essere acconpagnato dal padre alla festa di compleanno della regina Isabella, sostenendo che era tutto vanità, e scelse di stare vicino ai poveri ammalati che non avevano neanche la possibilità di cure, presso l’Ospedale degli Incurabili.
Fu compositore di molte canzoni in lingua italiana e in quella napoletana, tra cui i celebri canti natalizi "Tu scendi dalle stelle" e “Quanne nascette Ninno” scritti e musicati da lui durante una sua missione a Nola.
Noti i suoi dipinti che ritraggono il Crocifisso e la Vergine Maria, di scuola Solimena.
Inoltre si dedicò alla stesura di numerose opere dogmatiche, ascetiche e morali, in totale 111, tra cui le più note: Theologia moralis e La pratica del confessore.
Ne 1726 fu ordinato sacerdote.
Nel 1732 cominciò la sua opera di predicazione verso i poveri presso Scala, sulla costiera amalfitana.
Nel 1734, a Liberi (allora Villa degli Schiavi) in provincia di Caserta, fondò una sua più grandiosa opera di bene verso i più bisognosi, la Congregazione del Santissimo Redentore, con lo scopo di predicare l’amore di Dio attraverso le missioni, di dedicarsi allo studio della teologia morale, alla guida di santuari e parrocchie, all’assistenza ai giovani e di chi è in cerca della propria vocazione e, non da meno, di dedicarsi ai più poveri.
Col passare del tempo, diventò famosa nel mondo la Congregazione perchè i suoi redentoristi valicarono con le loro missioni da compiere oltre i confini del regno di Napoli come il nord Italia, Polonia, Germania, Belgio, Olanda e, dal 1832, si propagarono nel resto del mondo: America, Argentina, Australia, Africa e Asia, dove furono fondate altre comunità redentoriste.
Attualmente i redentoristi sono ca 5600, operanti in 77paesi in tutti e 5 continenti.
Secondo una leggenda devozionale, nel Novembre 1735 il redentorista Alfonso, mentre predicava, sarebbe stato avvolto da un fascio di luce e sarebbe stato visto levitare da terra davanti alla folla radunata nella cattedrale di Foggia, il cui episodio è ricordato nella raffigurazione di una delle vetrate della stessa cattedrale.
Per volere del papa Clemente XIII nel 1762 Alfonso, contro la propria volontà, fu vescovo di Sant’Agata dè Goti(BN).
Vi soggiornò più volte nel castello Capano di Pollica.
Nel 1775 gli venne concesso di ritirarsi dalla carica di vescovado perché vecchio e soffriva di artrite che gli causò l’incurvamento della spina dorsale, per cui si trasferì nella comunità redentorista di Pagani, all’epoca Nocera dè Pagani, a 66 anni, fino alla sua morte.
Morì all’età di 84anni, il 1° agosto 1787.
Nel 1839 venne proclamato santo, nel 1871 annoverato Dottore della Chiesa, mentre nel 1950 gli conferì il titolo Patrono dei confessori e dei moralisti.

In Campania luoghi con sedi di Congregazione del S.S.Redentore, i cui membri denominati redentoristi o liguorini, sono: Ciorani (SA),
Liberi (CE),
Materdomini di Caposele (AV),
Pagani (NA),
Scala (SA),
Sant’Angelo a Cupolo (BN),
Benevento.
http://it.wikipedia.org/wiki/Alfonso_Maria_de%27_Liguori


LAVATOIO REULLO DI S.AGATA DEI GOTI
ungo la strada che porta verso ospedale(in una stradina) vi è l’antico lavatoio, il cui nome sa ad indicare il ribollio d’acque per la sua abbondanza. I cittadini scendevano dal paese attraverso l’antica Porta dei Ferrari(attuale Via Fontana) mediente la ripidissima rampa Reullo che conduceva al lavatoio.
L’arco ogivale che adorna il lavatoio, in realtà era di un probabile deposito di grano e di derrate alimentari di un monastero dell’ordine benedettino cistercense. Tali prodotti venivano trasportati per l’essiccazione nel piano superiore, prelevati dalle rudimentali imbarcazioni che navigavano sul torrente Riello, affluente del fiume Isclero.
(foto su google)


VALLE CAUDINA
originariamente era occupata da un lago alimentato da acque provenienti dal Taburno e dal Partenio.
Infatti è delimitata a sud dal massiccio montuoso del parco regionale del Partenio e a nord dal massiccio montuoso del parco regionale del Taburno-Camposauro.
La Valle Caudina fu abitata sin dall’età del Bronzo come ci testimonia il rinvenimento di ceramiche nel territorio di S.Martino V.Caudina, mentre i primi nuclei abitativi dei paesi attuali sorgevano attorno ai castelli longobardi sulle pendici delle montagne circostanti la valle.
La Valle, sia parte pianeggiante che parti collinari, è ancora tuttora dedicata prevalentemente alle coltivazioni di cereali, ortaggi, olive e uva da vino.
Il principale ingresso della Valle da ovest è la Sella di Arpaia, mentre l’ingresso orientale è il Passo di Sferracavallo tra comune di Montesarchio e comune di Tufara Valle.
Nel Passo di Sferracavallo sono stati rinvenuti reperti fossili.
La Valle Caudina è attraversata dalla strada romana Appia antica che collegava Roma con Brindisi, dalla linea ferroviaria MetroCampania Nord-Est Cancello-Benevento, dalla SS7 Appia, dalla statale a scorrimento veloce Fondo Valle Isclero e dal fiume Isclero proveniente dal Taburno.
Il termine Caudina, che prende nome la valle, deriva dall’antica città sannita di Caudium, capitale della tribù dei pentri di stirpe sannita, la cui collocazione più probabile è Montesarchio o Bonea.
La Valle Caudina è passata alla storia per l’umiliante sconfitta della Battaglia delle Forche Caudine che i sanniti inflissero ai romani nel 321ac durante la 2’ guerra sannitica.
La Valle Caudina comprende 13 comuni, suddivisi tra la provincia di Bn e di Av.
AV: Cervinara, Rotondi, S.Martino V.Caudina, Roccabascerana(periferica)
BN: Airola, Arpaia, Bonea, Bucciano, Forchia, Moiano, Montesarchio, Paolisi, Pannarano(enclave in prov.AV)





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