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Corteo storico e Palio remiero 57' Regata delle 4 Repubbliche Marinare ad Amalfi

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Corteo storico e Palio remiero 57' Regata delle 4 Repubbliche Marinare ad Amalfi Empty Corteo storico e Palio remiero 57' Regata delle 4 Repubbliche Marinare ad Amalfi

Messaggio  Admin Lun Giu 04, 2012 11:08 am

"Corteo storico e Palio remiero 57' Regata delle 4 Repubbliche Marinare ad Amalfi", Giugno 2012
http://www.flickr.com/photos/79869154@N02/sets/72157630035154548/
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STORIA DELLA REGATA DELLE 4 ANTICHE REPUBBLICHE MARINARE D'ITALIA
è detto anche Palio delle Repubbliche marinare.
L’idea delle regate dei galeoni, inizialmente a 4 rematori, o vogatori, poi a 8 più il timoniere, nacque nel 1955 con lo scopo di rievocare, con una manifestazione tipicamente marinara, i fasti e le gloriose vicende storiche delle 4 città ducali più importanti: Amalfi, Pisa, Venezia e Genova.

Va ricordato che la repubblica marinara di Amalfi, anche se città più piccola, FU LA PIU’ ANTICA D’ITALIA.

Le gare remiere si disputano ogni anno, a rotazione, nelle acque delle 4 repubbliche marinare di Amalfi, laguna di Venezia, Genova, mentre quella repubblica di Pisa sulle acque del fiume Arno.

Le regate vengono precedute da un grande corteo in costume d’epoca, composto da uno stuolo di armigeri, trombettieri, timpanisti, il duca, ambasciatori etc.

Le regate vengono disputate tra giugno e luglio ed eseguite tra quattro imbarcazioni in vetroresina riprodotte su modelli del XIIsec, epoca bizantina, uguali per sagoma, lunghe 11metri, pesanti quasi 760kg e contraddistinte dai rispettivi simboli e colori delle 4 città:
il Cavallo alato e l’azzurro per Amalfi,
il Grifone e il bianco per Genova,
l’Aquila e il porpora per Pisa,
il Leone e il verde per Venezia.

Gli equipaggi devono essere formati da nati o residenti da almeno 5 anni nella città per la quale gareggiano.

Il percorso è lungo 2km in linea retta e si termina con la consegna del trofeo che viene custodito per un anno dalla città che si è aggiudicata la vittoria, per poi tornar ad essere messo in palio nelle edizioni successive.

Il percorso amalfitano parte da Capo di Vettica e, dopo 2km ca, termina nello specchio d’acqua antistante Amalfi.

Tali manifestazioni si onorano dell’alto patronato del presidente della Repubblica,



PRESUNTO NAVIGATORE FLAVIO GIOIA
Flavio Gioia, secondo la tradizione, sarebbe nato ad Amalfi nella II metà del 200.
Intorno al 1300 egli avrebbe inventato o perfezionato la bussola magnetica.
In realtà la bussola si ritiene che fu inventata dai cinesi, e tra i primi a servirsi della bussola nel Mediterraneo furono i marinai amalfitani nei loro viaggi verso l’Egitto e la Siria durante le crociate.

La leggenda dell’erronea attribuzione dell’invenzione-uso della bussola al presunto marinaio, trae origine da un’affermazione dell’illustre umanista e storico Flavio Biondo nel XVsec.
Flavio Biondo, che fu per primo a coniare il termine medioevo e per primo ad analizzare gli antichi monumenti di Roma, aveva attribuito l’uso della bussola agli amalfitani descritto nel latino seguente:
“Amalphi, in Campania, veteri magnetis usus inventus, a Flavio traditur”
ovvero:
“Ad Amalfi, in Campania, fu inventato l’uso della calamita, da Flavio si dice”.

Lo storico napoletano Scipione Mazzella, per un suo disguido, aggiunse l’informazione che Flavio sarebbe stato originario della località pugliese Gioia, quindi Flavio di Gioia, poi Flavio Gioia.

Nel 1511, il filologo bolognese Giambattista Pio, leggendo il testo di Flavio Biondo, interpretò distrattamente la sua affermazione.
Capì, per un errore di spostamento di una virgola dopo Flavio, che la bussola fosse stata inventata dall’amalfitano Flavio Gioia, e così nacque il leggendario navigatore Flavio, inventore della bussola.

Recentemente la storica Chiara Frugoni, in una dettagliatissima ricerca, ha definitivamente dimostrato l'assoluta inesistenza di Flavio Gioa mettendo la parola fine ad ogni possibile dubbio, confermato nella trasmissione di Superquark nell’agosto 2008.

A ricordo di questa leggenda venne costruita la statua raffigurante il navigatore in piedi, realizzata dal celebre scultore Alfonso Balzico, di Cava dè Tirreni.
La sua statua fu premiata all’esposizione Universale di Parigi nel 1900 con una medaglia d’oro. Inizialmente venne esposta nella piazza del Duomo poi nell’attuale piazza Flavio Gioia.



AMALFI
+5400 amalfitani.
Amalfi, per la sua importanza del passato glorioso, dà il nome al tratto della penisola su cui sorge, appunto Costiera Amalfitana che, dal 1997, è stata dichiarata dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, un associazione internazionale che intende tutelare e valorizzare le risorse culturali.

Il toponimo Amalfi, secondo la leggenda, deriverebbe dal nome del personaggio femminile mitologico ninfa che si chiamava Amalfi, amata da Ercole, il quale, quando morì la ninfa, la seppellì in questa città.
Tuttavia, la sua fondazione viene fatta risalire ai tempi dei romani come testimonia lo stemma comunale che reca la scritta
“Descendit ex patribus romanorum”
Riferendosi al cognome di una gens(famiglia) romana Amarfia, da cui Amalfi.

Nel Xsec i mercanti amalfitani riuscirono a strappare il monopolio dei commerci nel Mediterraneo agli arabi, fondando delle basi mercantili nell’Italia meridionale e in Medio Oriente, e sviluppando intensi scambi commerciali con l’Impero Bizantino e l’Egitto.

Tra le maggiori testimonianze della sua grandezza, vi furono le famose tavole amalfitane, dove venivano dettate norme che regolamentavano i traffici, i commerci ed il comportamento in mare dei membri di un equipaggio, attribuendo a ciascuno di loro specifici diritti e doveri.

Questo codice marittimo amalfitano RISULTA IL PIU’ ANTICO D’ITALIA.
Rimase in vigore per tutto il medioevo fino al XVIsecolo, applicato in quasi tutto il Mediterraneo.

Amalfi, che era stata per un periodo la più grande potenza marinara in Italia, venne saccheggiata dalla rivale Pisa nel 1137, nel periodo in cui la città costiera fu annessa al regno normanno e, a seguito della distruzione, subì la rapida decadenza ed il suo importante ruolo fu assorbito progressivamente dalla città di Napoli.

Nel 1343 una forte tempesta, con conseguente maremoto, distrusse gran parte della città.

In epoca angioina Amalfi, cosiccome Minori, Ravello, Scala e Tramonti, aveva un proprio sedile.

I sedili erano dei comitati di quartieri, luoghi dove si riunivano i nobili per discutere delle leggi, delle cause e degli affari pubblici con lo scopo di difendere i propri interessi commerciali e giuridiche.
Il sedile corrisponde ad oggi alla Sala Consiliare comunale.

Le frazioni di Amalfi sono Pogerola, Vettica, Lone, Pastena e Tovere.


CURIOSITA’:
LA AMALFI SOMMERSA
Secondo una discussione storica, dall’esame di antichi documenti dell’arcivescovado amalfitano, nel mare della città di Amalfi, ci sarebbe una città sommersa, una piccola atlantide.
Dagli studi effettuati mancherebbero all’appello, altre 6 chiese di Amalfi, che andrebbero ricercate in fondo al mare, presumbilmente inghiottite dallo devastante maremoto del 1343 che tanto spaventò il poeta Francesco Petrarca, ospite in quel periodo a Napoli, dove narrò questo pericoloso fenomeno naturale.
La spaventosa onda anomala, era partita da Genova e arrivata fin giù sulle coste siciliane, toccando molti punti della costa tirrenica, tra cui Amalfi. Inoltre, alcuni reperti sommersi, come anfore e pezzi di antiche colonne, impigliate nelle reti dei pescatori, evidenziano la presenza di un antico porto, sprofondato nell’acqua.
L’area sommersa, ricoperta per la costruzione di due moli odierni, non è a tutt’oggi sottoposta a ricerche e tutela da parte della Sovrintendenza ai Beni archeologici di Salerno.





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