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Filande a Sarno, Acquedotto Augusteo e Pizzo dei tre Confini

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Filande a Sarno, Acquedotto Augusteo e Pizzo dei tre Confini Empty Filande a Sarno, Acquedotto Augusteo e Pizzo dei tre Confini

Messaggio  Admin Gio Apr 19, 2012 11:09 am

"Filande a Sarno, Acquedotto Augusteo e Pizzo dei tre Confini", Aprile 2012
------Percorso:
https://2img.net/r/ihimizer/img696/6573/filandeasarnoacquedotto.jpg

Lunghezza: 65km ----Dislivello: 902m
Sarno – Oasi del Voscone –Borgo di Terravecchia(Sarno) –Parco fluviale di loc.Foce –Palma Campania –Vico –loc.Castello di Palma –Piano di Tribucchi –Pizzo d’Alvano –Piano di Tribucchi –loc.Castello di Palma –Vico –Palma C. –pranzo in ristorante“Era Ora” –ruderi Acquedotto Augusteo –loc.Episcòpio -Sarno

------Galleria foto:
http://www.flickr.com/photos/79113251@N06/sets/72157629464485256/ (puoi cliccar su Slideshow)


PALMA CAMPANIA (prov.NA) 15mila palmesi
I primi insediamenti umani in territorio di Palma Campania risalgono all’età preistorica, soprattutto nel periodo del Bronzo antico, i cui reperti rinvenuti hanno dato vita alla cosidetta Facies di Palma Campania, ossia la cultura di Palma Campania che gli uomini preistorici della zona dettero luogo il loro stile e modi di fabbricare numerosi utensili e oggetti rinvenuti tra l’area nolana(scoperta delle capanne), l’area palmese(scoperta di impronte e oggetti vari), l’area di Poggiomarino(scoperta di un villaggio protostorico definito la Pompei della Preistoria) e l’area sarnese(scoperta di necropoli con corredi funerari).

A Palma Campania furono scoperte impronte dei piedi umani lasciate dopo l’eruzione del Vesuvio, detta delle “pomici di Avellino”, lasciate dagli uomini intenti alla fuga per cercare di proteggersi dalla pioggia di ceneri e lapilli, risalenti a 4mila anni fa.
Analoga scoperta delle impronte di capanne e dei piedi nel nolano legate sempre alla stessa eruzione delle pomici di Avellino che “sigillò” le capanne.

Dell’epoca romana risulta che a Palma Campania, in loc.Toppa di Ajello, a 9miglia da Nocera e a 5miglia da Nola sorgeva un accampamento adibito a stazione di posta col nome di Ad Teglanum, lungo l’antica Via Popilia-Annia che collegava Casilinum(odierna Capua) con Rhegium(odierna Reggio Calabria).
La Via Popilia-Annia era la seconda via per importanza dopo quella di Via Appia antica.


ACQUEDOTTO AUGUSTEO A PALMA CAMPANIA
La testimonianza più importante del mondo romano a Palma Campania sono i resti del famoso Acquedotto Augusteo, sito in loc.Tirone, che costituisce una delle opere più imponenti costruiti nel meridione.

Furono messi in luce, in occasione dei lavori di raddoppio della linea ferroviaria Cancello-Avellino, resti di un doppio impianto idrico che correvano paralleli, uno in opera reticolata, realizzato per volere dell’imperatore Augusto, denominato Acquaeductus Fons Augustei, e l’altro in opera laterizia, di dimensioni un po’ più grandi, realizzato dopo il sisma dell’eruzione del Vesuvio del 79dc che aveva mandato fuori uso l’Acquedotto Augusteo.
Entrambi furono restaurati più tardi per volontà dell’imperatore Costantino.
Le dimensioni di questo momumento eccezionale sono tra le più grandi realizzate dai romani in Italia.

Successivamente fu scoperta l’epigrafe presso la sorgente di Serino che elencava i nomi delle città servite dall’acquedotto romano, riportate in ordine di importanza: Puteoli, Neapolis, Nola, Atella, Cumae, Acerrae, Bajos e Misenum.

La lunghezza dell’acquedotto da Serino a Miseno, era di circa 96km.
Comprensivi di almeno 7 rami secondari, senza contare il ramo nord che forniva acqua da Serino a Benevento, giungeva una lunghezza complessiva di almeno 145km, trattandosi del più esteso sistema acquedottistico del mondo romano.

Il condotto principale da Palma Campania, proveniente da Sarno dove si notano ancora oggi gli archi in laterizio addossati alla collina in loc.Mura d’Arci, proseguiva per i territori di S.Gennaro Vesuviano, Pomigliano, Casalnuovo, San Pietro a Patierno, Napoli(dove sono visibili ancora oggi resti di archi nella zona Ponti Rossi), Pozzuoli, fino a Capo Miseno.
Inoltre da Palma Campania dipartivano due rami che portavano acqua alle antiche città di Pompei e Nola.

Curioso è l’aneddoto che fu riportato dal romano giurista e scrittore Aulo Gellio, secondo cui il celebre poeta mantovano Virgilio, adirato perché non gli era stato concesso dai magistrati nolani l’uso dell’acqua per la sua villa presso Avella, soppresse la parola Nola dai suoi versi.


TOPONIMO di PALMA CAMPANIA
Il termine Palma deriva dal nome di un cavaliere normanno, Rinaldo di Palma, che fu il primo feudatario del paese che assunse originariamante nome Terra di Palma.
All’epoca Terra di Palma comprendeva gli attuali territori comunali di Carbonara, autonoma dal 1809, e San Gennaro Vesuviano, autonoma dal 1840.
Mentre il termine Campania fu aggiunto nel 1863, dopo l’Unità d’Italia.


ALCUNI ILLUSTRI NATALI DI PALMA CAMPANIA:
Antonio De Martino, laureatosi in medicina a soli 21 anni presso l’Università di Napoli.
In qualità di medico consulente di Casa Reale dei Savoia, assistette nel 1869 al parto della principessa Margherita, moglie di Umberto I e futura regina, che diede alla luce il futuro re Vittorio Emanuele III.
Inoltre fu nominato per meriti scientifici senatore del regno nel 1881 e chiamato a far parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Luigi Michele Coppola, classe 1846.
A soli 20 anni, fu assistente nella facoltà di chimica dell’Università di Napoli.
Fu colui che durante il primo conflitto mondiale, inviò al Ministero della Guerra il risultato di una osservazione scientifica sull’uso della polvere fulminante da usarlo in guerra a costo minimo.
Si trattava dell’utilizzo della buccia di mandarino, perché questa, una volta spremuta, diffondeva nell’aria atomi di polvere infiammabile così da essere utilizzata come arma un fulminante.


CURIOSITA' DI PALMA CAMPANIA:
--A seguito delle invasioni barbariche l’antico insediamento romano Ad Teglanum fu abbandonato e gli abitanti si rifugiarono sulla collina dove ancora oggi sorge il borgo denominato Castello.
--In epoca aragonese a Palma Campania fu costruito il palazzo che si nota ancora oggi, adibito a residenza primaverile dei regnanti, per le battute di caccia al falcone nel bosco soprastante Palma.
Prima della costruzione dell’edificio i regnanti venivano ospitati a Nola presso la nobile famiglia di Raimondo Orsini.
--Nel Marzo 2010 in territorio di Palma Campania iniziarono i lavori di realizzazione della strada a scorrimento veloce che doveva collegare i comuni del Vallo di Lauro con l’autostrada Caserta-Salerno(A30).
Quella strada, nel Marzo 2010, non fu portata a termine.
Furono costruiti soltanto i primi 2 degli 8km previsti, quando furono bloccati dai carabinieri perché si scoprì dello scandalo dei rifiuti di ogni genere, compreso il pericoloso amianto che danneggia la salute dei cittadini, coi quali il clan Fabbrocino voleva fa costruire tale arteria illegalmente. Tale scandalo portò all’arresto di 14 persone.
http://www.napolicentro.eu/home.asp?ultime_news_id=4331
--Chiesa di S. Michele Arcangelo è per grandezza e splendore la II chiesa della Diocesi dopo il Duomo di Nola.
--Palma Campania è nota per il suo tradizionale Carnevale con l’esibizione delle 9 squadre, dette quadriglie.




SARNO (SA) 31mila sarnesi
Il territorio di Sarno(prov.SA) è situato a cavallo tra le tre province NA-AV-SA ed occupa una posizione più o meno baricentrica rispetto ai 5 capoluoghi campani.

Secondo la leggenda la città sarebbe fondata dai pelasgi di Peloponneso(di stirpe greca), dove qui a Sarno si sarebbero autonominati Sarrasti.
La leggenda della mitica fondazione di Sarno venne immortalata in uno dei 12 libri della celebre opera Eneide di Virgilio.

Sarno è definita la città delle acque per le sue tre sorgenti che si incrcociano più avanti nella loc.Affrontata dello Specchio, e città delle necropoli per l’esplorazione di circa 2100 tombe con circa 35mila oggetti di corredo funerario rinvenuti tra Sarno, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio e Striano.


TEATRO ANTICO DI SARNO
di età ellenistico-romano, i cui resti furono scoperti casualmente nel 1965 a seguito di pesanti lavori di sbancamento del declivio montuoso per la costruzione di un impianto industriale che non fu più realizzato per la conservazione dell’interessante monumento.
Interessante perché la particolarità di questo teatro è che la creazione dei sedili e delle spalliere molto comode, e con ai lati estremi i braccioli scolpiti in forma di zampe leonine e teste di sfinge, sono sorprendentemente simili al più famoso tempio-teatro sannitico di Pietrabbondante che si trova nel Molise in provincia di Isernia(tra l’altro a quota più alta d’Italia) e simile anche al teatro piccolo di Pompei.


MARIANO ABIGNENTE e la DISFIDA di BARLETTA
Sarno è patria dell’illustrissimo cavaliere Mariano Abignente, tra i migliori condottieri del Regno di Napoli aragonese.
Fù uno dei 13 campioni italiani (4 cavalieri nella sola Campania) che nel 1503 si battè cavallerescamente alla famosa disfida di Barletta accanto al più celebre Ettore Fieramosca di Capua, contro altrettanti 13 cavalieri francesi.
Mariano Abignente, a ricordo della vittoriosa impresa, fu insignito dal re Ferdinando il Cattolico di una collana con 13 anelli, regalo che poi è stato ripreso nello stemma nobiliare dai suoi discendenti.
--il monumento funebre di Mariano Abignente si trova nella cappella della chiesa San Francesco, accanto al Municipio.

La Disfida di Barletta avvenne nel Febbraio 1503 a Barletta, in Puglia, epoca delle invasioni dell’Italia meridionale tra le due maggiori potenze europee del tempo: francesi e spagnoli.
A seguito di un accordo, entrambe le nazioni, si spartirono il regno di Napoli.
I francesi avrebbero conquistato il ducato di Napoli, il principato Ultra e principato Citeriore dell’Abruzzo, e Terra di Lavoro per conto del re Luigi XII,
ed i spagnoli che avrebbero dominato su Puglia e Calabria per il loro il duca Ferdinando d’Aragona detto il Cattolico.

I francesi intendevano conquistare una regione della Puglia del nord, chiamata Capitanata.
Dopo gli scontri a Barletta tra spagnoli, guidati dal generale Gonzalo Fernandez, e i francesi guidati dal duca Luigi d’Armagnac, gli spagnoli ebbero la meglio sui francesi grazie all’aiuto degli italiani mandati a rinforzo dal principe italiano Fabrizio Colonna.

Il rispetto per il nemico sconfitto indusse il generale Gonzalo a trattare gli sconfitti-prigionieri con riguardo e cortesia.

E così il vice-comandante degli spagnoli Diego de Mendoza, invitò a trascorrere in un locale alcuni uomini di entrambe le parti pacificamente.
Durante le conversazioni, inevitabilmente, Diego de Mendoza non si trattenne dall’elogiare il coraggio e il valore sul campo di battaglia degli italiani.
Questo elogio irritò lo sconfitto capitano francese Charles de La Motte offendendo l’onore degli italiani accusandoli di viltà, codardia e tradimento.
All’offesa non si potè che rispondere con le armi per riscattare l’onore italiano.

A meno di un mese dall’offesa, dopo aver deciso di combattere in egual numero di 13 cavalieri francesi capitanati da Charles de La Motte e 13 cavalieri italiani capitanati da Ettore Fieramosca, furono chiamati a raccolta i più coraggiosi cavalieri del regno.

Giunse il giorno della disfida, 13 Febbraio 1503, e si concluse con la brillante vittoria degli italiani.
Sul luogo della disfida è ancora visibile un epitaffio a ricordo perenne dell’orgoglio italiano riscattato a seguito dell’affronto.
Dopo 3 secoli, questo evento storico divenne anche spunto letterario per il romanzo di Massimo d’Azeglio composto nel 1833 col titolo “La Disfida di Barletta” e ottenne un grandissimo successo.
Alla figura di Ettore Fieramosca, che rappresenta a tutt’oggi il simbolo del valore nazionale, sono stati dedicati anche film cinematografici interpretati da attori italiani come Gino Cervi girato nel 1938 e Bud Spencer girato nel 1976.
--monumento Disfida di Barletta (in Puglia)
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/30/Barletta_monumento_disfida_apr06_01.jpg


CURIOSITA' di SARNO:
--nel 1858 fu realizzato nell’estrema periferia di Sarno, nella fraz.Lavorate, in direzione di Nocera Superiore, il primo tunnel borbonico ferroviario in Italia (chi dice nel mondo), detto Traforo del Passo dell’Orco, detto anche Traforo di Codola.
Il 31 Maggio dello stesso anno il tunnel venne inaugurato ma i treni iniziarono a transitare solo 3 anni dopo, dal 17 Febbraio del 1861, cioè dopo la caduta dei Borbone.
http://www.lestradeferrate.it/mono16/16bvnocera.htm
http://www.interrail.it/fimf/bollettini/266/Boll266A20-22.pdf
--negli attuali ruderi del castello di Sarno in epoca medievale furono sepolti illustri membri delle due famiglie sveva ed angioina.
--nell’800 Sarno, per la ricchezza d'acqua, divenne un'importante polo industriale canapiero, tale da riceve l'appellativo di “Manchester del Sud”. Arrivarono i tessitori specializzati dall’Inghilterra, dall’Irlanda, dalla Svizzera e dalla Francia, stabilendosi, qui a Sarno, con le loro famiglie.
--Il 5 maggio 1998 il comune di Sarno fu colpito, insieme con i vicini centri di Quindici, Bracigliano e Siano, da fiumi di fango conseguente al distacco di di interi costoni delle montagne di Sarno, in particolare del Pizzo D'Alvano, che distrussero molte abitazioni provocando la morte di 137 persone nella sola cittadina di Sarno.
--nel 1999 si discusse di istituire una nuova provincia della Campania con capoluogo Nocera Inferiore con una popolazione complessiva che si aggirava sui 280mila abitanti, ma non venne approvato per mancanza di determinati requisiti.
Comprendeva tutto l’Agro nocerino-sarnese, o Valle del fiume Sarno, che rientra buona parte nella provincia di Salerno, con i suoi 14comuni: Angri, Bracigliano, Castel SanGiorgio, Corbara, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, Scafati e Siano
Altre località in Campania dove sono state avanzate le proposte per istituire nuove province sono:
BN
l’area geografica del Sannio (addirittura come nuova regione), con capoluogo di regione Benevento, con parte del Molise.
CE
l’area geografica aversana con capoluogo Aversa (detta però Liburia, nome riferito agli antichi leburini)
NA
l’area geografica nolana con capoluogo Nola
l’area geografica stabiese con capoluogo C.mmare,
SA
l’area geografica del Cilento con capoluogo Vallo della Lucania,
l’area geografica Nocerino-Sarnese con capoluogo Nocera Inferiore


FIUME SARNO (era pulitissimo, pescoso ed adorato come un Dio, ancora oggi pulitissimo alla sorgente)
Secondo la leggenda furono i Sarrasti a dare il nome Sarno al fiume attuale, riprendendolo dal fiume Saron della loro terra di origine nel Peloponneso(Grecia).

In epoca romana il Sarno, secondo le testimonianze di Strabone(un geografo greco) era un fiume pescoso e navigabile come testimoniano gli antichi pali di legno conficcati lungo il fiume, e per la sua portata d’acqua fu adorato come un dio descritto come un vecchio con la barba seminudo, disteso su un fianco, e circondato da piante fluviali in genere canne e papiri, nell’atto di reggere un vaso da cui sgorga acqua abbondante.

Questa scena della personificazione del Sarno come divinità fluviale, lo si vede in una scultura a Sant'Egidio del Monte Albino, ai piedi del Valico di Chiunzi, su un lato di un’antica fontana romana del Isec ac, denominata fonte Helvius.

Per numerosi decenni il fiume Sarno venne ambientato in numerosi scritti dei poeti, tra cui Virgilio, con miti, leggende e fiabe.

A seguito dell’eruzione del 79dc il corso del fiume Sarno fu talmente stravolto che venne perfino dimenticato il suo nome per qualche centinaio di anni.
In epoca medievale, oltre alla pesca, all’irrigazione e al trasporto merci lungo il corso del fiume, esistevano numerosi mulini e nelle vicinanze dello stesso fiume sorgevano anche le numerose fusare che erano dei laghetti artificiali per la coltivazione della canapa.

Inoltre, a causa dell’accumularsi di sedimenti sul fondo del fiume per la bassa velocità dell’acqua, si provvedeva alla rimozione della vegetazione, detta moglia, allo scopo di impedire fenomeni di esondazione.
Si facevano scendere nelle acque del fiume una mandria di bufale, non meno di trenta o quaranta animali, le quali con gli zoccoli agitavano il limo sabbioso del fondale e ne facilitavano il trasporto verso valle da parte della corrente.

Per tutto il medioevo, il fiume non veniva chiamato Sarno ma assunse il nome di Draconteo, cioè dragone, citato dallo storico bizantino Procopio, che ebbe successive storpiature, dovuto probabilmente all'andamento serpeggiante del suo corso.

Il fiume, dopo un percorso di 24km, sfocia nel mar Tirreno di fronte al pittoresco scoglio di Rovigliano.

Attualmente il fiume è, assieme ai suoi principali tributari Cavaiola e Solofrana, il più inquinato d’Europa.
Nel 2003, nonostante il fiume sia il più inquinato, venne stato istituito l’ente parco regionale del bacino idrografico del fiume Sarno per salvaguardare il delicato aspetto fluviale, ed abbraccia le province di NA, AV e SA con complessivi 39 comuni.

Curiosità del fiume Sarno:
--ai tempi degli angioini la Valle, solcata dal fiume Sarno, era chiamata Real Valle.
--in epoca borbonica un progetto comportò la rettifica del fiume Sarno, la cui lunghezza, eliminando una serie di numerose tortuosità, fu ridotta da 12km a soli 5km.
http://www.ceascafati.it/bacino.php -------------fiume Sarno e Scoglio Rovigliano, clik fotogallery
https://www.youtube.com/watch?v=ljYtldi4zZs ----youtube inquinamento Sarno
https://www.youtube.com/watch?v=g2mhjTWnaLc --Youtube del fiume Sarno, il più inquinato d’Europa


SARNO e gli eccellenti POMODORI SAN MARZANO DOP (uno dei 41 comuni produttori della Valle del Sarno)
I terreni prospicienti al fiume Sarno e tutto l’agro Sarnese-Nocerino sono noti per le coltivazioni di peperoni, carciofi, melenzane e soprattutto dei famosi pomodori di San Marzano, quest’ultimi riconosciuti dall’Unione europea col prestigioso marchio DOP dal 1996, grazie alla fertilità del terreno di origine vulcanica e del clima tipicamente mediterraneo.

Secondo alcune testimonianze della tradizione orale si dice che il primo seme di pomodoro sia giunto in Italia intorno al 1770, come dono del Regno del Perù al Regno di Napoli e che sarebbe stato piantato proprio nella zona che corrisponde al comune di San Marzano.

All’inizio era considerato una pianta ornamentale e non un alimento.
Tuttavia, è soltanto nel 1902 che si ha la prova certa della presenza dell’ottima qualità del pomodoro anche a Sarno e a Nocera, quindi nell’agro sarnese-nocerino.

Secondo l'ipotesi più accreditata, il pomodoro San Marzano nasce da un incrocio spontaneo tra le precedenti due varietà locali: la Fiaschella e la Fiascone.

Il pomodoro San marzano è senza dubbio un alimento fondamentale della dieta mediterranea per la sua ricchezza di vitamina C e sostanze antiossidanti ad azione rinfrescante, dissetante, diuretica e digestiva.

La zona di produzione DOP del pomodoro S.Marzano, che si coltiva soprattutto nell'Agro Sarnese-Nocerino, comprende i 41 territori comunali tra parte della provincia di Salerno, parte della provincia di Napoli e parte della provincia di Avellino.

E’ verso fine 800 che sorsero le prime industrie conserviere per la produzione della salsa di tipo pelata grazie all’insigne imprenditore Francesco Cirio.
Nel 2004, durante il convegno tenuto presso il ristorante Malaga a San Marzano sul Sarno, l’eccellente prodotto venne definito l’oro rosso perché apprezzato e venduto nel mondo.
La produzione del pomodoro San Marzano è, assieme ad altri paesi d’Italia, al terzo posto nel mondo.
http://www.comune.sanmarzanosulsarno.sa.it/it/pomodoro.html



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