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La Conocchia e Cresta del Molare, da S.Maria del Castello

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La Conocchia e Cresta del Molare, da S.Maria del Castello Empty La Conocchia e Cresta del Molare, da S.Maria del Castello

Messaggio  Admin Lun Ott 24, 2011 12:37 am

"La Conocchia e Cresta del Molare, da S.Maria del Castello", Ottobre 2011
http://www.flickr.com/photos/68981828@N07/sets/72157627837553683/show/

MONTI LATTARI
Il nome dei monti Lattàri deriva dal latino mons lactariis o lactarius per l’abbondanza del latte di qualita’delle capre che ivi pascolavano.

Da non confondere il nome monti Lattàri col monti Làttani del Parco regionale di Roccamonfina-Foce del Garigliano, sito in prov. di Caserta.

I monti Lattàri, istituiti come parco regionale, sono delimitati dal golfo di Napoli, golfo di Salerno e dall’entroterra piano nocerino-sarnese.

Tutta la catena dei monti Lattàri costituisce la dorsale della Penisola Sorrentina-Costiera Amalfitana che va dal margine orientale di Cava de' Tirreni fino al margine occidentale di Punta Campanella ed e’ ricca di sentieri che coprono un totale di circa 90km.

I monti Lattàri comprendono le cime del m.Faito, m.San Costanzo, m.Finestra, m.Cerasuolo, m.dell’Avvocata, m.Cerreto, e dal complesso di m.S.Angelo a tre Pizzi che comprende m.Catello, m. di Mezzo e m.San Michele.

La vetta più alta dei Lattàri è il monte San Michele coi suoi 1444mt, ed e’ comunemente chiamato il Molare perche’, vista dal latitudine nord, ha la caratteristica forma di un molare.

Dalla panoramica cima del Molare si ammirano l'intero golfo di Napoli, l'intero golfo di Salerno, in lontananza il golfo di Gaeta, i monti del Matese, monti dei Picentini, monti del Partenio, monte Taburno, le isole flegree, Punta Licosa, monti degli Alburni etc, e quando il cielo e’ terso si intravedono persino le isole ponziane e il promontorio del Circeo.

L’attuale estremità di Punta Campanella dei monti Lattàri era, fino a circa 135mila anni fa, collegata all'Isola di Capri, poi da quella data un braccio di mare li separano tutt'ora.
Entrambe le alture separate rappresentano i residui dei più estesi monti Picentini.

Fino agli inizi del secolo scorso, sui monti si conservava la neve in ampie fosse, dette le neviere, ricoperte di tela, fogliame e terriccio.
Così durante la stagione estiva, le nevi ancora conservate, vennero segate in grossi blocchi, venivano vendute ai bar per la confezione dei gelati, alle macellerie e pescherie per la conservazione delle carni e dei pesci, agli ospedali e ai privati.
Questa attivita’ si estinse quando agli inizi del secolo scorso ci fu l’invenzione delle macchine per la formazione dei ghiacci.



PINGUICULA HIRTIFLORA e PTERIDE di CRETA, rarissime piante dei monti Lattàri
Sui monti Lattàri oltre alle comuni varietà di piante dai nomi Violetta Salernitana, Sassifraga, Zafferano d’Imperato, Cisto rosso, Crespolina napoletana, Erica terminalis, Lonicera stabiense, Campanula fragilis, crescono 2 rarissime piante: il fiore Pinguicula Hirtiflora e la felce Pteride di Creta.

Entrambe sono considerate fossili viventi perché, secondo gli studi, le loro prime apparizioni risalgono alla lontanissima Era Terziaria, epoca preglaciale.
Nel centro sud, crescono in maniera rarissima tra Campania e Calabria, in luoghi con particolari condizioni microclimatiche tipiche delle fasce tropicali..

La Pinguicula Hirtiflora, detta anche Erba-unta amalfitana, cresce ad un’altitudine dai 300 ai 1300 m, fiorisce tra primavera e inizio estate e il luogo dove si possono scorgere queste piante è il Vallone Porto di Positano.
La particolarità di questi fiori è che sono carnivore. Hanno le foglie ricoperte da numerose ghiandole appiccicose aventi la funzione di catturare e digerire piccoli insetti.
La Hirtiflora è stata una delle prime piante delle diverse specie del genere di Pinguicula ad essere coltivata per motivi di studio e di ornamento.
--foto Pinguicula Hirtiflora
http://www.cielomareterra.it/node/100
http://www.liberoricercatore.it/escursionististabiesi/schedetecniche/Molare_Conocchia.htm clik sul nome Pinguicula

Invece la felce Pteride di Creta è ambientata nel Vallone Scurorillo di Castellammare di Stabia, nella Valle delle Ferriere di Amalfi e Vallone Porto di Positano. Vi è anche un'altra felce che vive in questi valloni e si chiama Pteride Vittata.
--foto della felce Pteride di Creta
http://www.cielomareterra.it/node/99
http://www.liberoricercatore.it/Storia/viaggionellanatura/pteride.htm

http://www.cielomareterra.it/cmt2/node/110 Vallone Porto di Positano



BATTAGLIA dei MONTI LATTARI
Nel 553 dc ci fu la famosa battaglia dei monti Lattàri, l’ultima delle tre guerre gotiche, conosciuta anche come battaglia del Vesuvio.
Fu combattuta fra il generale Narsete dell’impero romano d’Oriente e il re degli ostrogoti Teia(successore del re Totila) a seguito della sconfitta subita dai romani ad Adrianopoli.
Nella battaglia mori’ Teia, l’ultimo re degli ostrogoti in Italia.



PRODIGIO della SUDORAZIONE della STATUA di SAN MICHELE
Il m.San Michele fu luogo di eremitaggio di Sant'Antonino e di San Catello, quest’ultimo santo patrono di Castellammare, fondatori della chiesetta dedicata a San Michele, eretta secondo la tradizione su un tempio pagano.
Anche Castellammare ha visto nella sua storia religiosa un miracolo paragonabile a quello di San Gennaro, ossia la sudorazione, in questo caso della bella statua marmorea di San Michele, situata nella chiesetta sulla cima del m.Faito edificata da San Catello e da S.Antonino.
Il prodigio si ripeteva sopratutto in occasione degli annuali pellegrinaggi che vi si svolgevano il 1’ Agosto e il 29 Settembre, festa del Santo.
La tradizione del miracolo sembra molto antica, anche se il primo caso conosciuto è quello verificatosi il 13 giugno 1558, quando erano accorsi sul monte alcuni sorrentini, invocando e ottenendo l’aiuto dell’Arcangelo perché i turchi avevano saccheggiato e volevano distruggere completamente la loro città.
Nelle giornate di ricorrenze succedevano che la statua marmorea di San Michele diventava pallida, cominciava poi a grondare un sudore che veniva deterso con ovatta e immessa in una fiala e distribuita così il liquido ai devoti.
Subito dopo la statua ritornava al proprio colore.

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